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02/03/2009

Padre Flynn riflette sulla FIV

“Ad ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale, va riconosciuta la dignità di persona”, afferma un’istruzione della Congregazione per la dottrina della fede, pubblicata l’8 dicembre scorso.
La Dignitas personae, documento che tratta una serie di temi di bioetica, afferma inoltre che
“L’essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita”. In questo periodo di discussioni circa il testamento biologico, la fecondazione assistita, l'uso di cellule staminali, è bene riprendere in mano il documento citato e rileggerlo per chiarire il punto di vista della Chiesa riguardo a tali eventi.

In particolare si può leggere sul sito Zenit. org un interessante articolo di Padre Flynn, il quale prende spunto da un fatto di cronaca per esaminare gli orientamenti non solo cattolici, ma anche scientifici a tale riguardo. Se vi ricordate alcuni giorni fa una donna richiese di essere inseminata artificialmente, nonostante il marito fosse in coma; oggi un altro caso suscita clamore e porta inevitabilmente ad una riflessione: una donna ha partorito otto gemelli. Sarebbe una notizia straordinaria se non fosse che la sua gravidanza è frutto di una manipolazione artificiale. Senza togliere nulla alla gioia della suddetta maternità, che rimane comunque del tutto autentica, dobbiamo solo riflettere sui rischi della fecondazione in vitro e sul fatto che molte delle ricerche scientifiche condotte in materia, ne stanno confermando i rischi.

Riguardo alle tecniche di fecondazione assistita, inoltre il documento sulla dignità della persona chiarisce che esse non sono da rigettare in quanto artificiali. L’uso della medicina e della scienza non è rifiutato, ma è essenziale valutarlo in funzione della dignità della persona umana. La FIV, osserva la Congregazione per la dottrina della fede, comporta spesso la distruzione di embrioni. Inoltre, questa tecnica separa la procreazione dall’atto coniugale tra marito e moglie. “La Chiesa riconosce la legittimità del desiderio di un figlio, e comprende le sofferenze dei coniugi afflitti da problemi di infertilità”, ammette il documento. Pur tuttavia, prosegue, “il desiderio di un figlio non può giustificarne la ‘produzione’, così come il desiderio di non avere un figlio già concepito non può giustificarne l’abbandono o la distruzione”. Insomma, parafrasando Padre Flynn, stiamo attenti a non rendere propdotto di consumo una cosa così miracolosa e meravigliosa come i figli.


Fonte: Zenit.org


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